Buongiorno e buon lunedì!

“Non dobbiamo permettere a nessuno di allontanarsi dalla nostra presenza, senza sentirsi migliore e più felice'. Madre Teresa di Calcutta

'UN PASSO AVANTI E DUE DENTRO' di Lorenzo Manfredini

Newsletter n. 22 - 2018

Le considerazioni della settimana riguardano la relazione: 'La danza delle parole', la coppia: 'Nuove parole per nuovi atti' e ulteriori due post dedicati aalla leadership e alle gare: 'Record e Leadership' e 'Anno difficile e gare che fanno riflettere'.

A arricchire la newsletter il post di Lorenzo Savioli: 'Obiettivi: questione di obiettività' e il corso di aggiornamento e formazione: 'Individuazione delle polarita' con Giuseppe De Felice (Psicoterapeuta della Gestalt)

POST
'La danza delle parole' ​​​​​​​di Lorenzo Manfredini

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In una coppia, quando le fatiche economiche, lavorative e di gestione quotidiana, logorano gli aspetti ideali che li hanno sostenuti, bisogna riabilitare al meglio le parti adulte sopravvissute alle delusioni, ai conflitti e alle discussioni interminabili.

Sembra una banalità, ma parlare delle cose belle non è facile. Soprattutto alle persone care. Talvolta c’è un blocco: si piange, ci si imbarazza o si viene fraintesi. Talaltra si ondeggia sulle ovvietà.

Andare verso l’altro significa ascoltarsi, pensare e tradurre in parole un percorso di emozioni e gesti che ci rende manifesti.

Quando lo slancio c’è, non si vorrebbe però essere fraintesi. Si vorrebbe vivere in un’atmosfera protetta di tranquillità e appagamento, ma ci sono gli impedimenti, appunto. Ci sono i copioni che potrebbero ‘rovinare’ la situazione, e gli atti che potrebbero ‘guastare’ l’armonia.

La difficoltà di esprimere a parole le cose belle, impedisce che le idee facciano cerchio esponendoci al rischio di un immaginario disordine interiore che paralizza non solo la parola, ma anche l’ascolto.

Si vorrebbe fare quello che si sente, conoscere i propri limiti e realizzare ciò che piace. Senza volerlo, però, si ritrovano i fantasmi del rimandare le cose a un’altra vita e condizione, al ‘vorrei ma non posso’, ‘al non sono all’altezza’ e ‘alle cose che andrebbero bene solo se fossero diverse’. Insomma non si dice quello che si pensa, né alle persone care, né agli amici.

Invece, nella spirale virtuosa del parlare, intervenire, ascoltare, qualcosa si sposta e, nonostante noi, quella cosa che sembrava non esistere nel quieto vivere dei rapporti ‘familiari e protetti’, ci invita a spogliarci delle difese e parlare chiaro, provando tutte le emozioni, comprese quelle spiacevoli.

In fondo, perché ci è così difficile esprimere le cose belle che sentiamo?

Il motivo è nella ricerca di una ‘forzata armonia’, di una rassicurante certezza nelle proprie ‘forme’ e ‘sintomi’, a impedire di comunicare nel modo più appropriato cosa veramente sentiamo.

A volte c’è una mamma, talaltra un papà, un partner o un amico, un figlio, ma ad ogni modo, guai a non ascoltare ciò che si sta vivendo. E allora, cara mamma/papà, mi piacerebbe dirti sorridendo che: ‘sei stata una vera forza della natura e ti stimo tantissimo, ma il tuo rigore e la tua freddezza, sono dentro le mie ossa’. Non ti ho ancora perdonato ... ci sto provando’.

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'Nuove parole per nuovi atti'
​ ​​
​di Lorenzo Manfredini

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Dopo una separazione, se si riesce a rileggere ciò che si è vissuto, oltre a prendere le distanze dal dolore, si ha bisogno di ritrovare nuove parole per nuovi atti.

Per cominciare, oltre la stanchezza, il dovere e il muro bianco, cosa rimane dopo una separazione? Cosa c’è davanti e dentro?

All’inizio, c’è la buona volontà. Ci si calma, ci si organizza, si sorride, ma il vissuto è sempre lo stesso, inamovibile: ‘lui non cambia, i ragazzi sono grandi, c’è solo un grande vuoto da riempire’.

L'anima precipita e la solitudine è una certezza! E si comincia a pensare male.

Chi si separa non va lontano.

Chi si separa sembra spento.

Chi si separa non vede la strada.

Chi si separa non ha più voglia di rischiare.

Chi si separa continua a sognare il meglio.

Chi si separa ha paura.

Non c’è più divertimento, né piacere. C’è un soliloquio intimo, grazie al quale si sopportano i compromessi di ogni giorno, ma che da soli non permettono di vivere.

In quel territorio, dove si estende il dominio tra il rimosso e il manifesto, lì si nascondono le parole a se stessi e agli altri. Lì, nel contempo,  ci sono le condizioni dove generare nuovi significati.

Le parole, dapprima banali, possono diventare l’evidenza intima di un’esperienza interiore:  la comunicazione del proprio disagio e … del proprio amore. E non è mai tardi, almeno con i figli, gli amici, i genitori, i colleghi, gli altri.

Dopo una separazione, c’è la necessità del vero, della trasparenza e della preparazione a nuove realtà.

Figli che si ascoltano, amici che si chiamano, ex mariti che dialogano, possessione che sparisce. Da una parte recupero di sè, dall’altra svago, il tutto per capire cosa nutre e diverte, per far circolare energia, sorrisi, piacere.

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23/24 Giugno 2018
Montegrotto Terme - PD


'Un'esperienza unica di sviluppo personale e professionale'

'Individuazione delle polarita'
con Giuseppe De Felice
Psicoterapeuta della Gestalt


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