Buongiorno e buon lunedì.

Quando tutto sembra essere contro, ricordiamoci che l’aereo decolla contro vento.


'UN PASSO AVANTI E DUE DENTRO' di Lorenzo Manfredini


Newsletter n. 27

Le considerazioni della settimana riguardano il fare quotidiano: 'Un buon inizio: progettare'; e una riflessione sul mondo femminile: 'Non capisco dove sbaglio'.
Ad arricchire la newsletter i post realizzati da partecipanti alle formazioni di coaching e counseling: Veronica Baiocchi e Francesca Soriani

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'Un buon inizio: progettare'
di Lorenzo Manfredini

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E’ ormai diventato un tormentone. Che progetti hai? In che modo hai pensato a questo programma? Mi fai un prospetto di … ?

Ma come si caratterizza un progetto? Imparare una lingua, fare un corso, migliorare un aspetto caratteriale, fare una gara, creare un sito web, etc., si può definire progetto? Certamente sì!

Se si organizza un corso, ad esempio, cosa bisogna preventivare? E’ utile pensare le cose con una pianificazione, o è meglio agire in base alle necessità?

Vivere in società non offre molte alternative. Le modalità di convivenza indicano la necessità di parcellizzare e mappare ogni cosa, e con essa ogni nostro progetto. Non ne possiamo fare a meno. E vero anche che ciò fa impazzire più di qualcuno, ma occorre trovare più di un metodo per convivere.

Da una parte, l’opportunità di ragionare per obiettivi da raggiungere e risultati da ottenere (anche quando il contesto pone limiti e le opportunità sono scarse), ci aiuta ad identificare un ruolo e ad esprimere le nostre risorse personali attraverso la nostra disponibilità e professionalità. Ci invita a investire bene il nostro tempo con una data di partenza e di completamento; con la possibilità di creare qualcosa di concreto per noi e per altri; e con criteri di esecuzione e di controllo che rappresentano non solo un impegno, ma anche un contratto con noi stessi.

Dall’altra, c’è qualcosa che cresce dentro e che non ha voglia di essere ingabbiata.

In tutti i casi è necessario capire il contesto in cui ci muoviamo e come funzionano le regole del gioco. Mentre agiamo e  determiniamo dei compiti di qualità, ci responsabilizziamo su chi e che cosa siamo. Gli obiettivi, in particolare, identificano chi vogliamo essere. Ci prendiamo cura del tempo, del valore e della qualità della nostra consapevolezza. Sempre più uomini, sempre meno macchine. Avere un progetto in mente significa agire con un metodo scientifico che parte dalla propria soggettività e intenzioni e arriva nel campo della vita. Nel nostro fare quotidiano questo seme si chiama adattamento e consapevolezza della realtà: è un buon inizio per il nostro progetto di vita, perché chiarisce quale paradigma può influenzare la nostra esistenza.

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'Non capisco dove sbaglio'
di Lorenzo Manfredini

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Ovvero, ‘cosa si evita del pensiero femminile?’ ‘Cosa c’è da capire, come bisogna agire?’

Le occasioni e le strategie non mancano. Nemmeno il bell’aspetto. In compagnia, nei locali e sui social, qualche incontro si fa, ma la donna rimane un mistero. A dire il vero anche l’uomo lo è, nella sua semplicità sopraffacente, ma in questo caso l’enigma è donna. Cosa vuole, chi cerca e come parlarle, lo sa solo lei.

Da un punto di vista maschile, saper parlare bene, con la battuta pronta; avere uno sguardo intenso, che indugia sulle parole e mobilita il corpo; avere una voce suadente, che crea un clima familiare; mettere a proprio agio chi ascolta, facendolo sentire importante; capire le dinamiche sociali di diverse situazioni, sembrano essere le strategie vincenti per piacere all’altra persona.

A chi non basta il fisico piacente e la simpatia naturale, occorrono contesti facilitanti per farsi scegliere. Viaggiare insieme, cooperare attraverso dei lavori o dei giochi, condividere dei compiti e risolvere dei problemi, promuovere iniziative o coordinare delle attività, sembrano essere ottimi esempi per farsi apprezzare.

Per conquistare e sedurre, talvolta, sembrano funzionare elementi più ’istintivi’, come avere iniziativa, ‘annusare la preda’ e mettere in relazione diverse esigenze di richiamo e di attrazione. Talaltra, sembra tutta una questione di testa, di meccanismi cognitivi e decisioni da prendere.

Forse è utile far ridere? Comunicare emozioni? Sollecitare curiosità e bisogni? Suggestionare se stessi e l’altro con varie storie? E’ più una questione di esperienza, abilità o fortuna? La risposta definitiva, per il nostro amico, non c’è.

Quello che penso è che in una relazione, dopo le prime battute e le impressioni positive, occorrono domande in grado di far emergere memorie ed emozioni da argomenti che appassionano: che interessano e attraggono l’attenzione. E per questo occorre ascoltare, sentire e cercare connessioni. Con lo sguardo, con la voce, con il tatto, con i movimenti, è necessario passare da una conversazione amichevole, ad una comunicazione sentimentale. Qualcosa che faccia percepire chiaramente all’altra persona che l’atmosfera è cambiata: da amichevole, a seduttiva, a magica.

DAL BLOG DI STEP

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