Buongiorno e buon lunedì!
'Le avversità hanno due facce: quella della soggezione e quella della leadership'

'UN PASSO AVANTI E DUE DENTRO' di Lorenzo Manfredini

Newsletter n. 15 - 2018

Le considerazioni della settimana riguardano i limiti: 'Messaggi a mezzanotte', il rapporto con se stessi: 'La centratura interiore' ed i record in apnea: 'Dal nulla al record e ritorno'.

Ad arricchire la newsletter i post di Lorenzo Savioli 'Uno, nessuno, centomila: questione di identità' di Michela Cassetta' 'Turno di notte'. 

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'Messaggi a mezzanotte' ​​​​​di Lorenzo Manfredini

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Ci sono momenti in cui si ha proprio bisogno di sparire dall’universo della comunicazione e di mettere dei confini chiari tra lavoro e vita privata. Sul lavoro è un via vai di problemi da risolvere e di decisioni da prendere. Non si ha più il tempo di riflettere.

La comunicazione seriale, quella che prosegue di sera attraverso i social, Whattsapp e Facebook, non lascia tregua e invade perfino la notte e i sogni.

Quando cerchiamo di comprendere questo flusso ininterrotto di informazioni che non riconoscono più l’oggetto, il problema, l’altro, e lo superano, dobbiamo ricorrere a un termine che Luhmann, grande sociologo, spiega con ‘indifferenza’ o peggio ‘negligenza’ di un sistema che non riesce più a controllare se stesso.

E nel piccolo delle nostre realtà quotidiana, perchè di questo ormai viviamo, quali sono conseguenze sulla nostra personalità?

Se si agisce e reagisce in tempo reale a ogni stimolo, si rischia la regressione alle matrici primarie delle proprie vulnerabilità personali.

Se si cerca di risolvere problemi, pacificare il nostro interlocutore e di pensare con la sua testa, incombe lo stress fisico ed emozionale che porta alla nevrosi.

Se ci si affida al ragionamento di buone regole e ruoli chiari, si sottostà all’irrigidimento dei copioni.

Se si prova ad essere super razionali e psicologici, l’identità nel migliore dei casi si altera, nei casi peggiori si nevroticizza.

Se si cerca la logica delle argomentazioni, quando non bastano, mal si sopporta la quotidianità e la presenza in ciò che si fa.

Se si cercano argomentazioni superiori, ci si infrange nella natura delle cose.

Se si viaggia alto e si cercano le ragioni più sottili o le cause prime, si entra nel divino e nelle cause immobili.

Insomma, è un bel caos. La partita tra eccesso di informazioni e identità finisce 10 a 1.

Di fronte ad una comunicazione borderline e pervasiva, dobbiamo correre ai ripari con orari garantiti, priorità e confini salutari.

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'Il centro interiore' ​​​di Lorenzo Manfredini

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In ogni incontro, sia individuale che di gruppo, emergono spesso due richieste. Una di leggerezza: ‘sono stanco di portarmi addosso i pesi del mondo’, l’altra di centratura: ‘voglio stare bene con me stesso e capire cosa veramente voglio’.

Quando si chiudono gli occhi e si esplora la coscienza sotto forma di sensazioni, immagini, pensieri, emozioni, e movimenti, ci si apre a una domanda essenziale (‘sono un punto di riferimento per me stesso?’) e al respiro (‘cosa sento e cosa provo?’).

E’ li che spesso ci sentiamo confusi. Con tutti i metodi che conosciamo, di rilassamento e di meditazione, di movimento consapevole e di energie più o meno sottili, non è chiaro a quale ‘centro’ di osservazione sia utile riferirsi. E’ il grounding, il sesso, il respiro, il cuore, la gola, la testa, immagini interiori o altro fuori di noi?

Penso che il ‘centro’ sia riferibile alla pluralità delle forze in gioco. Noi cogliamo delle cose, percepiamo delle armonie, rileviamo un allineamento di forze e la nostra coscienza, da quel palcoscenico speciale di vuoto e di silenzio, può rilevare in modo ‘neutrale’ e oggettivo ciò che accade.

Naturalmente non accade spesso di sentirsi partecipi e fruitori di un gioco di forze così suggestivo, mentre è più probabile che diverse azioni meditative provochino sintonizzazioni specifiche.

Faccio un esempio con il respiro.

Quando si respira in modo consapevole, penso al movimento percepito dell’espansione e della contrazione, alla qualità dei muscoli coinvolti e ai processi, ma soprattutto penso all’onda respiratoria che spazia nel corpo e consente di arrivare a percepire un respiro vasto e profondo. Un’immobilità speciale nella quale l’attenzione si sintonizza su un piano di osservazione e di intenzione. Una consapevolezza centrata nel respiro.

E’ che in quel momento possiamo definirci centrati? Nello specifico del respiro, penso di sì! Il respiro diventa la cassa di risonanza, il radioscopio, di una molteplicità di movimenti interiori.

Stiamo osservando di ciò che accade con sereno distacco (pensieri su quotidianità, famiglia, relazioni, lavoro, mondo), stiamo esplorando ciò che c’è, compresi gli stati d’animo negativi come disagio, depressione, senso di abbandono, separazione o colpa; percepiamo una pluralità di informazioni che pullulano. Una parte di noi è infastidita da tali forze e chiede la prova di un’attenzione oggettiva. Stiamo partecipando al movimento emergente, intuitivo e creativo, di più voci nascoste e rimaniamo in uno stato di leggerezza interiore.

Quindi, più che ad un centro unico e speciale, penso a una sintonizzazione di stati mentali e processi energetici. Più che a risposte sulla vita, penso al silenzio interiore e all’osservazione oggettiva. Più che alla ricerca della risposta delle risposte, penso all’emergenza di immagini e pensieri da sperimentare e conoscere.

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26/27 Maggio 2018 - Montegrotto Terme - PD
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